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Rospo comune (Bufo bufo)

Anfibio anuro appartenente alla famiglia dei Bufonidi, di dimensioni medio-grandi (le femmine, più grandi dei maschi, possono superare i 22 cm di lunghezza), caratterizzato da pelle molto verrucosa, cranio massiccio, arti anteriori robusti e arti posteriori allungati, con dita estesamente palmate. Dietro gli occhi sono evidenti due ghiandole prominenti dette parotoidi, capaci di secernere una sostanza biancastra irritante per le mucose.
La colorazione dorsale è brunastra, olivastra, grigiastra o rossastra, uniforme o con macchie o marmorizzature più scure. Possono essere presenti bande irregolari più chiare, soprattutto nelle femmine. L’iride può essere rossa o ramata, in alcuni maschi anche dorata con sfumature rosse.
Presente in quasi tutta l’Europa (manca su gran parte delle isole) e in una porzione dell’Asia paleartica e dell’Africa nord-occidentale, presenta una diffusione praticamente ubiquitaria, dal momento che lo si può trovare in qualsiasi tipo di ambiente, anche antropizzato o relativamente arido, dal livello del mare a ben oltre i 2000 metri di quota. Gli ambienti preferiti da questa specie sono i boschi umidi, ma frequenta anche prati, coltivi, pascoli, ambienti urbani e giardini. È un animale prevalentemente crepuscolare e notturno, con spiccate preferenze per le nottate piovose.
Molto vorace, si nutre di diversi tipi di invertebrati di piccole e medie dimensioni come insetti e lombrichi, non disdegnando talora piccoli vertebrati (conspecifici compresi), catturati estroflettendo e ritirando fulmineamente nella cavità buccale la lingua vischiosa, a cui la preda resta attaccata.
I maschi raggiungono la maturità sessuale intorno a 2-3 anni di età, le femmine circa un anno più tardi. L’inizio della stagione riproduttiva dipende dall’andamento stagionale, dalla latitudine e dall’altitudine: in generale, in pianura e nelle zone più calde avviene tra febbraio e marzo, mentre in montagna e ai limiti settentrionali dell’areale risulta molto più tardivo, potendo avvenire anche a giugno. Di solito l’attività riproduttiva dura qualche settimana, ma in alcuni casi può essere distribuita nell’arco di mesi. In questa fase si hanno migrazioni di massa verso i siti riproduttivi (laghi, pozze, canali, ecc.), generalmente in nottate umide. Tali spostamenti portano molto spesso numerosissimi individui a morte certa, dal momento che implicano frequentemente l’attraversamento di strade percorse dal traffico veicolare. La voce del rospo comune può essere udita quasi esclusivamente durante stagione riproduttiva, quando i maschi emettono il canto di richiamo per le femmine e quello di rilascio per regolare i rapporti con gli altri maschi. In questo periodo, inoltre, essi non si nutrono, ma sono attivi sia di giorno che di notte e talmente eccitati da aggrapparsi a qualsiasi corpo incontrino sulla loro strada, animato e non. A causa di tale eccitazione, molto spesso capita che più maschi si aggrappino alla stessa femmina, finendo per causare la morte di questa per annegamento. L’accoppiamento è di tipo ascellare, con il maschio che si aggrappa al dorso della femmina tenendosi con gli avambracci sotto le ascelle di questa. La fecondazione è esterna.
Le uova sono deposte in due file affiancate all’interno di lunghi cordoni mucillaginosi attaccati alla vegetazione acquatica o a corpi sommersi, in un numero che può variare da 1000 a 10000 (in media 4000-6000). La schiusa delle uova avviene dopo circa 2 settimane, e dopo circa 3 mesi i girini diventano rospetti di 8-12 mm, che tendono a rimanere aggregati dove l’acqua è bassa e ben esposta ai raggi solari, sia in funzione antipredatoria che di termoregolazione.
In Campania il rospo comune risulta essere piuttosto facile da osservare, dal momento che il clima mite permette agli individui di questa specie di avere periodi di attività piuttosto lunghi, e può essere quasi sempre incontrato nei pressi di corpi idrici e riserve d’acqua, naturali e non.

Se ti capita o ti è capitato di vedere uno o più individui di rospo comune, trasmetti le tue segnalazioni al sitowww.ornitho.it! I tuoi dati ci aiuteranno a sapere di più su questa specie!

Testo di Ignazio Avella
Foto di Antonio Mancuso

 

 
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